8 Novembre 2022 Martedì XXXII Settimana del Tempo Ordinario
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,7-10)
In quel tempo, Gesù disse:
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Parola del Signore.
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Siamo servi inutili, cioè inutilizzabili perché abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare. Siamo consumati dal lavoro per il Regno, stravolti dalla fatica dell’annuncio, più di così non possiamo fare, non abbiamo più nemmeno un grammo di energia per muoverci e fare altro.
Questo è il senso dell’affermazione di oggi nella quale Gesù ci invita a dare il massimo, a prendere a cuore la causa, a condividere con lui la gioia e la fatica dell’annuncio. O almeno così dovrebbe essere!
Nei fatti, purtroppo, troppo spesso siamo servi inutili nel senso che non serviamo, cioè non facciamo ciò che dovremmo fare. L’annuncio? Ma non se ne devono occupare i preti e le suorine? L’evangelizzazione? Ma se già fatico ad andare a messa ogni santa domenica! La missionarietà? Ma se ti prendono in giro appena apri bocca riguardo a queste cose! E poi: con tutte le cose che abbiamo da fare proprio non esiste che dedichiamo qualche ora per dare una mano in oratorio o nella catechesi. E a Messa va già bene come fanno, che senso ha che io mi metta in mostra per andare a fare le letture? Povero Gesù!