28 Gennaio 2022 III Settimana del Tempo Ordinario
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,26-34)
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Parola del Signore.
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Con i suoi discepoli Gesù usa un trattamento particolare: non si accontenta di far arrivare a loro ciò che dice a tutti anche se poteva essere più che sufficiente per lasciarli a pensare e poi ad operare.
A seconda delle circostanze, li interroga, li provoca, li usa come confronto… risponde alle loro domande e quando li trova inquieti o preoccupati trova il modo di farli parlare e di consolarli, e qualche volta li porta in preghiera insieme a lui.
Insomma, i discepoli sono i discepoli e per Gesù – anche se ancora loro non lo sanno – sono coloro che dovranno testimoniare e continuare la sua missione, e dunque dovevano sapere di più.
Per questo a loro in privato spiegava ogni cosa perché a chi vien dato molto sarà chiesto ancor di più.