29 Novembre 2024 Venerdì XXXIV Settimana del Tempo Ordinario
DAL VANGELO SECONDO LUCA (Lc 21, 29-33)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga.
Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Parola del Signore.
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Quelle parole non possono passare perché la Parola, che esse rivelano, è eterna. Parola che genera vita, chiama a umiltà, costruisce relazioni, suscita fiducia. Le nostre parole invece, tante… troppe…, a volte danno la morte, spesso insuperbiscono, dividono, deludono.
Sempre più spesso ad esse non precede l’ascolto, perché incapaci ormai di ascoltare, abituati a prestare attenzione solo a noi stessi ed ai mille io di cui è popolato il nostro mondo.
Eppure l’ascolto è lo “stile umile di Dio”. Dovremmo imparare da Lui e permettere alla Parola ascoltata di far brillare dentro di noi parole di luce, generare all’amore e alla speranza, aprire all’eterno.
Anche le nostre parole potranno diventare seme di eternità se saranno capaci di essere interpreti e testimoni della Parola.
E se è vero che sulle nostre parole saremo giudicati è perché esse possono mettere in pratica la Parola di Dio e farsi così semi di vita.