14 Settembre 2021 Martedì XXIV Settimana del Tempo Ordinario Esaltazione della Croce
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,13-17)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
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Cristo non è venuto a togliere il dolore dal mondo, Cristo è venuto a togliere l’insignificanza della croce, della tribolazione. Cristo non solo è venuto a dare il senso alla croce, ma prima l’ha vissuta lui e poi ci ha coinvolti perché noi siamo intimamente uniti a lui: in Cristo siamo una cosa sola. Ogni sofferenza può diventare espiazione, se riscattata dall’amore. L’amore, e non certo il dolore in se stesso, solo l’amore che tu manifesti a Dio in quella sofferenza, è capace di redimere. Solo se tu ami affronti la croce; se invece non ami non sei capace di affrontare la croce conseguente e quindi ti seppellisci dentro te stesso. Nel dolore e nel pianto, è sempre Gesù che ti unisce a lui e vive la sua vita dentro di te. Gesù ti chiede di non avere più niente di tuo da difendere ma solo di unirti a lui.