“Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo.” (1Giovanni).
Mi chiamo Alessandro, sono catechista nella parrocchia di San Giovanni Leonardi in Roma, il periodo estivo lo trascorro prevalentemente a San Giovanni Incarico a casa dei miei nonni. Quest’anno, appunto, durante la permanenza dai nonni, nel corso del mese di luglio, è stato organizzato la “Peregrinatio Mariae”.
L’immagine di Maria Santissima, che in questo paese, viene venerata con il titolo di “Madonna della Guardia”, visita le contrade di San Giovanni. L’arrivo dell’immagine santa era programmato per la sera; l’attesa durante il giorno, nonostante il fremere per i preparativi, è stata molto emozionante. All’imbrunire, i canti che accompagnavano il passaggio della Madonna si facevano più forti, l’emozione cresceva ancora di più ed il cuore batteva un poco più del solito. Nella mente mi ripetevo: “Benedetta colei che viene nel nome del Signore. E sia benedetta quest’ora nella quale la nostra Mamma Celeste viene a visitare le nostre case”.
Ho visto giovani e anziani con, agli occhi, lacrime di gioia nel vederla e nel seguirla fino al luogo dove avevamo preparato una piccola cappella per accoglierla. Lì, per due giorni, abbiamo pregato e sostato in sua compagnia. I “portatori” hanno sistemato l’Immagine santa sul trono che avevamo preparato e alla presenza di un consistente numero di persone, è iniziata la recita del Santo Rosario. Il tempo è volato via velocemente. Ci siamo accorti che eravamo rimasti in pochi – poco importava – avevamo tutta la notte davanti e abbiamo continuato a pregare.
Con me avevo la Bibbia, Mario mi ha detto: “aprila e sentiamo cosa il Signore ci dice” – la apro ed ecco il segno che lo Spirito di Santo era in mezzo a noi: Atti 2,1-36 “Maria e gli Apostoli riuniti nel cenacolo, scende lo Spirito Santo e quelli escono senza timore ad evangelizzare i popoli tutti”. Sono segni, ma bisogna credere per accettarli. Se non fossi credente, devo essere sincero, avrei anche io detto: “è stato solo un caso!”. Proprio qui sta la fede. Avere fede significa credere con convinzione che Gesù Cristo è con noi e cammina al nostro fianco, tutti giorni.
Il giorno dopo c’è stata una bella frequentazione di gente, modo particolare il pomeriggio gli anziani della zona, venivano per contemplare la Madre Celeste. Con la loro preghiera hanno voluto affidare a Lei ancora una volta i giovani, le famiglie in difficoltà, i malati e se stessi, segno di grande legame, affetto e venerazione che il popolo di San Giovanni Incarico ha per la Vergine Santissima della Guardia. Il pomeriggio si è concluso con una bella e interessante catechesi tenuta dal parroco don Aurelio Ricci per ricordare la persona di San Tommaso, la cui solennità ricorreva in quel giorno.
Quando il sole era ormai tramontato e la notte era alle porte ci siamo ritrovati ancora in preghiera, come i discepoli di Emmaus. Abbiamo pregato con i Vespri, abbiamo offerto l’incenso: “Come incenso salga a te la mia preghiera” recita il Salmo 141. Alla fine della preghiera, ho preparato sull’altare dei simboli:
appoggiato alla croce ho messo la Bibbia che è la Parola di Dio. Sopra la Bibbia, una conchiglia simbolo del pellegrino: la Vergine in questa occasione è pellegrina. Quest’ultima aveva poi un altro significato: come i bambini appoggiano la conchiglia all’orecchio e con attenzione ascoltano le onde del mare, i flutti che si infrangono sugli scogli, così anche noi dobbiamo prestare altrettanta attenzione nell’ascolto della Parola di Dio. Ho preparato dell’acqua: nel Vangelo di Giovanni l’acqua è il simbolo dello Spirito Santo. Non è un’acqua qualsiasi, bensì acqua viva, ovvero, l’acqua che esce da una fonte inesauribile che certamente non può essere l’acqua di un pozzo. Ed ecco che rientra in scena la conchiglia: i pellegrini utilizzano la conchiglia anche per bere e dissetarsi. “Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza.” (Isaia 12,3). Quella conchiglia deve essere poi utilizzata per bere alla vera sorgente. Gesù nel tempio gridò: “Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me.”. Dice poi la Scrittura: “fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno.” (Gv.7.37,38). Ho preparato una candela e una manciata di sale. Il sale è l’elemento che si usa per conservare le cose, da sapore. Un patto “di sale”, è un patto destinato a durare. Nella Bibbia, il patto che Dio fa’ con gli uomini è un patto di sale. Il sale veniva consacrato e offerto a Dio nel tempio sull’altare dei sacrifici. Nel libro degli Atti, si dice che Gesù mangiava, a tavola, il sale con gli Apostoli. Il sale diventa, dunque, segno di familiarità, amicizia, condivisione e unità. Condividere il sale della tavola è un segno di unione. Essere sale significa essere credibili, essere dedicati a Dio nei fatti ed essere uniti. Se non c’è sapore non c’è comunione, non c’è alleanza, non c’è Vangelo: tutto è inutile e tutto è perduto. Se non c’è sapore non può piacere a Dio. La luce, invece, è lo strumento con il quale si rendono visibili le cose. La luce dei discepoli è fatta per essere visibile. Se messa al punto giusto raggiunge tutti. La luce della casa deve essere visibile a tutti per rendere tutto visibile. Non si sta a guardare la luce ma si guardano le cose attraverso la luce. La luce al centro della casa non splende per sé stessa, ma è al servizio di tutte le altre cose che diventano visibili e utili grazie a essa. Noi discepoli che beviamo alla sorgente dell’acqua viva, siamo dunque chiamati ad essere il sale che unisce e la luce che aiuta a vedere. Essere sale e luce non è solo un fatto personale, ma collettivo. Il sale, la luce, non fanno riferimento ad un insegnamento di Gesù, ma alla pratica della Parola di Dio.
C’è stato poi un momento forte di condivisione, dove abbiamo raccontato come è avvenuta la nostra chiamata, come è nata la nostra vocazione ad avere Cristo come modello, maestro, fratello e compagno di viaggio.
L’ultima sera ci siamo poi ritrovati tutti a Cena. Non ad una qualsiasi, ma a Cena con il Signore. È stata celebrata la Santa Messa al termine della quale abbiamo salutato la Vergine in partenza per un’altra contrada. Nel vederla varcare il cancello di uscita e nel sentire tutto il popolo che cantava ad una sola voce: “Ti salutiamo, o Vergine, colomba tutta pura, nessuna creatura è bella come Te!”. Dentro di me pregavo: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio…”
Ed ecco che ritorno all’introduzione: quello che ho udito, quello che visto e quello che ho toccato non potevo tenerlo per me. Vi esorto dunque carissimi fratelli e sorelle nel Signore: “Alziamoci” anche noi e mettiamoci in cammino verso il Padre che attende a braccia aperte con infinita tenerezza.
Sono giorni di grazia: aprite, spalancate il cuore, passa il Signore!
Amen, Alleluia.